1° regola: sapersi spiegare bene (con Santa)

Il problema sta tutto lì: desideri da non so quanto tempo un bel modellino radiocomandato per Natale? Cerca di scrivere molto dettagliatamente sulla letterina i requisiti che tale modello debba avere, calligrafia leggibile (anche se il corsivo ad otto anni lo hai imparato da poco) e comunque, a prescindere, non dare per scontato che Santa sia necessariamente un esperto di modellismo radiocomandato.

Dopo aver bagnato svariate pagine del topolino riportanti inserzioni pubblicitarie a tema  a causa di una salivazione incontrollata che un bambino di otto anni può avere, decisi irrevocabilmente che una di quelle doveva essere mia!
Una di quelle stava a significare nella mia mente:
– come alternativa A, Ferrari 512BB della REEL 45
-come alternativa B, Lancia Beta Montecarlo della Polistil
In pubblicità il tanto invidiato bambino che ci giocava era addirittura vestito da pilota, con casco e tuta ignifuga.


Preso per tempo, già verso l’inizio dell’anno scolastico iniziai ad impostare la fantomatica letterina. Che è una cosa seria, va fatta con criterio! Oltre ad aver inserito come desideri un pigiama invernale ed una scatola di pennarelli, oggetti fittizi di cui non me ne fregava un beato nulla ma che facevano molto bambino maturo e poco materialista (e poi erano scritte piccole piccole come le clausole rescissorie), al centro a caratteri cubitali c’era scritto:
MACCHINA TELECOMANDAT_
(la A finale si era cancellata con la mano perchè troppo sbavata)
Nella mia mente il film era già scritto. Bastava.
Si, nella mia mente.
Ma nella mente di Santa, che poveraccio ce la mise tutta per potermi accontentare, il film poteva tranquillamente essere scambiato per una telenovela venezuelana visto che per contratto non doveva aveva una specializzazione in tutti gli ambiti ludici. E quindi col senno di poi…vai a sapere che se scrivi solamente “macchina telecomandata” uno poco esperto potrebbe entrare maldestramente in confusione e scambiare il tuo requisito con la dicitura riportata sulla confezione: “funzionamento a batterie”. Ed infatti.

All’apertura del pacco vedevo annebbiato dalla gioia. Una BMW M1 della REEL in scala 1/15, all’apertura della confezione vedevo…no anzi sentivo già sintomi di ulcera. La macchina telecomandata che tanto desideravo era gestita da quell’odiosissimo sistema di rice-trasmissione ad 1 (un) canale col subdolo pulsantino nero al centro del radiocomando. Zero levette, zero volantini. Praticamente zero radiocomando. Un’unico e bastardissimo pulsantino.


Premendolo la macchina procedeva dritta in avanti, rilasciandolo indietreggiava sterzando automaticamente a sinistra. A questo punto pensai, devo addirittura ritenermi fortunato che non mi sia arrivata quella Porsche 911 bianca filoguidata! Ma erano gli anni in cui volenti o nolenti ci si doveva accontentare o perlomeno far finta di averlo fatto e comunque la volontà di farmi felice era stata evidente. Inutile dire che dalla mia espressione (nonostante una recitazione da oscar) si capì all’istante che ne rimasi deluso. Dovendone per forza trovare i lati positivi, nonostante in quell’istante il completino grigio in lana e la scatola di Carioca ovviamente già scartati (perchè il boccone migliore si lascia per ultimo) a spanne ne avessero molti di più, posso dire che esteticamente era bellissima. Tra l’altro nella livrea secondaria, quella con la colorazione classica Motorsport (differente da quella arancione a cerchi bianchi concentrici della BASF rappresentata sulla confezione) che mi  piaceva di più.
Le sei pile mezza torcia spingevano molto bene la macchina nonostante ne raddoppiassero il peso. Sulle piastrelle tra la marcia avanti e la retro (e viceversa) si sgommava. Mi ci affezionai comunque.
Non l’ho mai portata fuori di casa per non rischiare di sporcare i battistrada ed anche perchè tanto il raggio d’azione del radiocomando  arrivava a stento a 5/6 metri.

Il tracciato camera-cucina prevedeva il lungo rettifilo delle tribune alle cui estremità vi erano due curve: curva 1 a dx per uscire dalla camera, curva 2 a sx per entrare in cucina. Se la prima andava di culo, con una manovra era fatta. Per la seconda non bisognava saltare il punto di staccata altrimenti era game over.

Dimenticavo, oltre ad aver tutte le sfortune del mondo una volta accesa, la macchina era impossibile tenerla ferma. Ma porca pupazza sti cavolo di ingegneri della REEL sono mai stati bambini? Ma come diamine si fa a divertirsi con un’attrezzo del genere? Praticamente messa a terra con le ruote che già giravano all’indietro avevi due vie di suicidio assistito. O premere il bastardo e morire con un frontale o rilasciarlo e morire per il colpo di frusta. Fermo allo stop per riprendere fiato non era legale.
L’utilizzo del giocattolo era relegato necessariamente ad orari condominiali consentiti visto che nelle giornate di gara il telecronista recitava:
pulsante nero, battiscopa…bumm, rilascio, scarpiera…bumm, pulsante nero, portaombrelli…bumm, rilascio…fiuu sfioro, ancora pulsante nero…traguardo!
Bumm.
La vecchina del piano di sotto, nonostante avesse la tv accesa ad un livello audio compatibile con la ricezione del suo timpano destro (il sinistro era fuori campo da anni), contava a mente i botti alzando ogni volta gli occhi al soffitto: settimo bum, ok sta già al secondo giro, presto finirà il gran premio…e ci prendeva sempre.
Dall’alto della sua esperienza sapeva che dopo due giri ne avevi già piene le balle.
Ebbene, non so in quanti si siano cimentati  alla guida con radiocomando ad un canale ma per esperienza personale posso garantire che soli 5 minuti di questo gioco mettono a rischio l’equilibrio psicofisico del giovane pilota ed indurlo ad una inconsapevole depressione volta a recedere istantaneamente all’abbonamento di Topolino.

La prossima volta porto Santa con me in cartoleria.
Resta il fatto che divertirsi a fare i donuts sul parquet  in retromarcia non aveva prezzo.

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